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27/02/2017 – Corriere Economia

Ci sono 100 milioni di euro messi sul piatto per l’11% di Technogym da un gruppo di investitori fra i quali (da fonti autorevoli) i fondi americani Fidelity e Templeton: hanno rilevato la quota dell’azienda fondata da Nerio Alessandri dal fondo Arle. Ma ci sono anche i 50 milioni sborsati da BlackRock per lo sviluppo di Linkem, l’azienda italiana della banda larga senza fili; i 27 investiti da Metric per il 100% del gruppo bancario Mediterraneo, la banca dei prestiti alle Pmi, in crisi; e i nove immessi da RiverRock nel gruppo tecnologico Filippetti.

Sono otto le operazioni di gennaio dei fondi di private equity in Italia, registrati dal Private equity monitor (Pem): l’Osservatorio della Liuc-Università Cattaneo che da trimestrale quest’anno è diventato mensile. Un barometro degli investimenti che il Corriere Economia pubblica in anteprima. La fotografia di gennaio mostra una maggiore attività rispetto al 2016, quando nello stesso periodo gli investimenti erano stati sei.

Nell’elenco c’è anche la doppietta di Idea Capital (gruppo De Agostini) che è entrata sia nelle Acque minerali Lurisia con il 33% sia nella Stalam con il 90% (essiccatoi industriali a radiofrequenza, soprattutto per i tessuti).

Si segnalano poi l’ingresso di Eos Investment Management (fondo Efesto Energy) nel gruppo di energia rinnovabile Telmo di Bergamo; e della piccola B4 Investimenti di Fabrizio Baroni con il 55% nella lombarda Centro Laser (rifiniture di qualità). «Si conferma anche in questo avvio di 2017 l’elevato interesse degli investitori internazionali alle imprese del Paese», dice una nota del Pem.

Degli otto investimenti di gennaio, cinque sono di expansion, supporto alla crescita (Lurisia, Technogym, Linkem, Telmo, Filippetti); due di buy out, l’acquisizione della maggioranza (Centro Laser e Stalam); e una sola di turnaround, ristrutturazione (Gruppo Bancario Mediterraneo). È un buon segno secondo Anna Gervasoni, presidente del Pem e direttore generale dell’Aifi, l’associazione dei fondi di private equity. «Abbiamo lanciato l’indice mensile – dice – per avere uno strumento più semplice, un quadro di ciò che succede nel private equity di volta in volta in Italia. I dati di gennaio dicono che stiamo partendo bene».

La novità principale, sottolinea Gervasoni, è che «tornano le operazioni di capitale per lo sviluppo. Si finanzia la crescita dell’impresa, mantenendo l’imprenditore in azienda».

Le operazioni di expansion sono infatti investimenti di minoranza, diversamente dal buy out. «Che è una bella cosa – nota la presidente del Pem – ma l’imprenditore esce. Qui invece tanti industriali hanno ripreso a investire e cercano nei fondi di private equity un partner per il loro sviluppo. Un bel modo di cominciare l’anno». È significativa l’operazione su Technogym, la più grande delle otto. La quota dell’11,25% messa in vendita da Arle Capital Partners (con la guida di Mediobanca e Goldman Sachs) attraverso la controllata Salhouse Holding è stata distribuita tra più investitori istituzionali esteri. La presenza tra i sottoscrittori di Fildelity e Templeton segnalano l’interesse del risparmio gestito per la «wellness company» che il 6 marzo ha in agenda il consiglio d’amministrazione sul bilancio e da quando si è quotata, il 3 maggio 2016, al 23 febbraio scorso è salita del 38% in Borsa.

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