Il private equity italiano continua a viaggiare col vento in poppa, e chiude il mese di febbraio con 21 deal completati. La fotografia emerge dall’Osservatorio Pem dell’università Liuc, redatto in collaborazione con Eos Investment Manager, Fondo Italiano d’Investimento Sgr, McDennott Will&Emery, Valle Italy sgr e Unicredit. Con le 19 operazioni di gennaio, il totale dei due mesi arriva a 40 deal, uno in più rispetto al corrispondente periodo del 2020. «I dati confermano il buono stato di salute del mercato», evidenzia Antonio Pace, ad di Fondo Italiano d’Investimento sgr, che spiega come l’industria sia spinta, «a livello di domanda, dalla continua ricerca di capitali per la crescita, e sul fronte dell’offerta dal capitale a basso costo e dal continuo supporto delle banche centrali». L’ottimismo per i prossimi mesi è alto, anche in virtù delle «opportunità d’investimento soprattutto nel segmento delle medie imprese capaci di cavalcare l’onda della transizione verde e digitale», evidenzia Pace.
Tra le operazioni portate a termine spicca l’investimento da parte di Ardian nel colosso delle autostrade Astm, pari a 680 milioni per una quota del 19% della società. Un’operazione che, al di là della sua portata economica, sottolinea l’importanza che per il mercato del private equity sta ricoprendo il segmento delle infrastrutture, protagoniste di ben cinque investimenti, il 24% del totale. Ancora lontane dalla prima voce in classifica, il buy out (52%), ma ben sopra alle operazioni in capitale per lo sviluppo, in ribasso al 10%. Altri deal importanti sono stati quello di BC Partners che ha acquisito Vitaldent, e l’ingresso di Fondo Italiano d’Investimento sgr in Inxpect.
A investire in Italia sono soprattutto le società di private equity straniere, che rappresentano più di un deal su due tra quelli condotti in porto (55%). A livello settoriale, il comparto più attenzionato appare quello del cleantech, protagonista di ben cinque deal e in grado di scalzare dal primo posto anche il settore industriale (quattro operazioni), che storicamente è quello che più attrae l’interesse degli investitori che guardano all’Italia.
Interessante poi notare che anche a livello geografico si riscontra un avvicendamento rispetto alle consuete gerarchie: in febbraio infatti la Lombardia ha lasciato lo scettro dei deal conclusi all’Emilia Romagna, protagonista di quattro operazioni contro le tre portate a termine in territorio lombardo. Il mercato appare inoltre meno polarizzato rispetto al passato: se il nord domina ancora per il totale delle operazioni (59%), va notato che al tempo stesso il centro e il sud hanno saputo tenere testa, catalizzando un totale di sette investimenti.
A margine, l’Osservatorio Pem ha anche avviato un monitoraggio parallelo delle operazioni concluse all’estero da operatori di private equity italiani. A questo proposito, in febbraio sono state censite un’acquisizione diretta, realizzata in Inghilterra da Ambienta sgr, e quattro add-on con target esteri in Spagna, Polonia e Francia. A realizzarli sono stati Ocs, Adler Pelzer, Cds e Unifrutti, rispettivamente sotto la regia di Charme Capital Partners, Fsi, Dea Capital e Carlyle (riproduzione riservata)