La società di gestione fondi londinese sviluppa una strategia per la transizione
Milano 14 Mar 2018 – 17:32
“Il panorama energetico italiano e mondiale è in rapida evoluzione e noi intendiamo cogliere le grandi opportunità che si prospettano difendendo e rafforzando il ruolo da protagonisti che abbiamo costruito con anni di esperienza. Per fare questo occorre sviluppare una visione d’insieme”. Ciro Mongillo, fondatore e amministratore delegato della società di gestione fondi londinese EOS Investment Management, da anni dialoga con il capitale internazionale della City per coinvolgerlo nelle occasioni di crescita che il Bel Paese presenta nei talenti della piccola e media impresa e nel settore energetico. Negli ultimi anni, tramite i fondo energetico lussemburghese Efesto Energy, EOS IM ha aggregato un portafoglio di peso nella generazione elettrica da fonti rinnovabili in Italia. La sua storia ci regala una prospettiva importante su questa delicata fase di transizione del settore.
“Efesto Energy è attivo in Italia da qualche anno, i cambiamenti normativi del 2014 sono stati alla base dei nostri primi interventi. Quello stesso anno abbiamo completato l’acquisizione di 7 impianti fotovoltaici del Gruppo Marchi Industriale per 17 milioni euro. Nel 2016 abbiamo rilevato 5 impianti del Gruppo Green Network per 16 milioni di euro e infine, nel gennaio 2017, abbiamo acquisito per 140 milioni di euro un portfolio del Gruppo Telmo composto di 35 impianti misti tra eolico e fotovoltaico. Oggi controlliamo e gestiamo asset per circa 240 milioni di euro che comprendono impianti da fonti rinnovabili per 65 MW. Adesso guardiamo al futuro e a settori contigui della sostenibilità. Stiamo lavorando con Conad dal 2016 a un grande progetto di riqualificazione energetica da circa 30 milioni di euro che punta a ridurre del 50% i consumi energetici di 9 punti vendita con interventi di efficientamento energetico a 360 gradi”.
Il settore italiano dell’energia da fonti rinnovabili è in rapida evoluzione. I grandi operatori si aggregano e cresce la pressione sui prezzi, per esempio nel fotovoltaico: voi come vi ponete in questo contesto?
“Noi abbiamo da tempo sviluppato una strategia basata su accordi proprietari che prevedono un lavoro fine di contrattazione sugli impianti, ma che consentono di estrarne il maggior valore. I nostri esperti del settore in un secondo momento favoriscono l’ammodernamento tecnologico e lo sviluppo delle imprese acquisite. Abbiamo insomma un approccio tailor-made che, però, di fronte ai processi di consolidamento dimensionale in corso intendiamo declinare sulle nuove opportunità che si presentano. Per questo pensiamo a tre direttive principali per i nostri prossimi investimenti: la grid parity con impianti da 30-50 MW competitivi sul mercato, l’efficienza energetica, che secondo noi è destinata ad attrarre sempre di più gli investitori e a completare l’approccio sostenibile già fornito dalla generazione, le infrastrutture, a partire dalle colonnine di ricarica per le auto elettriche e fino al più ampio tema delle reti e dello storage”.
Appena lo scorso 22 febbraio 2018 Wienerberger ed Engie Italia hanno rivendicato il primo contratto di acquisto dell’energia, il cosiddetto PPA, del Bel Paese. Si tratta di formule contrattuali già diffuse da tempo negli Stati Uniti e che potrebbero ora cambiare il settore italiano delle rinnovabili: cosa ne pensa?
“I PPA confermano l’attenzione crescente per i medi e grandi produttori. Per l’industria costituiscono sicuramente un segnale importante in quanto consentono di ottenere garanzie di lungo periodo utili per la promozione degli investimenti. Noi intendiamo avvantaggiarci di questo nuovo tipo di accordi in Italia.
In generale il quadro nazionale si sta comunque evolvendo in maniera costruttiva e si sta strutturando, anche se riteniamo che il percorso sia ancora gli inizi. La Strategia Energetica Nazionale (SEN) promossa dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente lo scorso novembre punta a eliminare il carbone dal nostro mix produttivo entro il 2025: in qualche maniera questa importante componente energetica dovrà essere gradualmente sostituita entro quella data e questo costituisce una grande opportunità per gli operatori del settore come noi”.
I dazi anti-dumping europei sui pannelli cinesi hanno generato reazioni diverse sul mercato. Da un lato coloro che condannano i sussidi pubblici ai produttori della Repubblica Popolare, dall’altro chi teme un rincaro artificioso dei pannelli che rischia di pesare sui costi e si è già tradotto in grandi vantaggi per il maggiore produttore tedesco del settore. Qual è la vostra posizione?
“Noi siamo per il libero mercato e pensiamo che un contesto che ha favorito investimenti, crescita e occupazione non possa essere sanzionato a cuor leggero. Detto questo, i pannelli pesano per circa il 40% sui costi di un impianto e quindi l’industria si confronta anche con altre importanti variabili, sebbene ovviamente la competitività generale del prodotto sia importante”.
Il fotovoltaico nel recente passato ha subito grandi pressioni sui prezzi negli Stati Uniti e in Europa, adesso diverse policy comunitarie e nazionali sembrano avere avviato verso una seconda fase il mercato. Dove individuate delle opportunità?
“In Italia e in altri mercati d’Europa siamo solo all’inizio di un percorso. Nel Bel Paese gli incentivi ai piccoli impianti hanno diffuso una cultura della sostenibilità e promosso avanzamenti tecnologici, ma ora il quadro si è allargato alla struttura dei mercati energetici e le rinnovabili acquistano un peso ancora minoritario, ma sempre più rilevante. Vediamo delle occasioni nel solare italiano, ma anche in Grecia e in Spagna. Il Nord Europa sull’eolico rimane interessante. Il discorso sulla sostenibilità si sta inoltre allargando all’efficienza energetica, all’industria, alla mobilità con grandi opportunità che richiedono però anche la capacità di allargare lo sguardo a tutta la filiera e alle diverse declinazioni di questo approccio. EOS Investment Management intende essere presente su tutti questi fronti con la propria expertise”.
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