L’ultima mossa del fondo inglese è la FM Plastic. I ricavi aggregati sono a 60 milioni Eos Investment Management punta ancora sul lettore del packaging flessibile, vale a dire i contenitori che si adattano alla pressione esterna. Due anni dopo l’acquisizione della piacentina Poplast nel 2016, oggi divenuta leader italiana nel segmento alimentare e con un organico passato da 80 a 170 persone, adesso la società inglese che gestisce fondi di investimento mette a segno un altro colpo. Si tratta di FM Plastic, converter di packaging flessibili che utilizza tecnologia flessografica, che ha chiuso il 2018 con un fatturato di circa 10 milioni di euro e può contare su un ampio portafoglio di clienti nei settori tissue (fazzoletti di carta) e food & beverage, come Foxy,Tesco,Pata,Saynsbury’s e Fabianelli.
L’acquisizione (che Affari & Finanza è in grado di anticipare) dell’azienda con sede a Lamporecchio, è stata condotta a termine proprio tramite la Poplast, “con l’obbiettivo di dar vita a un polo nel settore (ne fa parte anche una terza azienda acquisita nel 2017, la Sala, fornitore di soluzioni di imballaggio flessibili per applicazioni industriali, ndr), nella consapevolezza che la crescita dimensionale oggi è fondamentale in tutti i settori per generare economie di scala e preservare i margini, racconta Ciro Mongilo, ceo di Eos Im. L’integrazione darà vita a una realtà da circa 60 milioni di fatturato. FM Plastic è focalizzata sulla riduzione dell’impatto ambientale in fase di realizzazione dei macchinari per il packaging sia in termini di purificazione dell’aria che di riciclo dei solventi, anche con azioni per il recupero e il riutilizzo del calore, e con la riduzione degli scarti di produzione e il riutilizzo di parte di essi.
“Questo ci consente di rafforzarci in un settore strategico, data la grande attenzione dell’industria e dei consumatori ai temi ambientali: basti pensare che il 2018 ha segnato il sorpasso dell’Italia sulla Germania in quanto a leadership nelle tecnologie di confezionamento ecocompatibile”, aggiunge Mongillo. Che apre a nuove operazioni nel comparto, “che in risulta ancora frammentato”. Le aziende alle quali guarda Eos Im, che nel 2016 ha lanciato un fondo di private equity che si affianca ai fondi preesistenti specializzati nell’energia e nelle infrastrutture, ”realtà” sane, capaci di generare cassa, che noi possiamo aiutare a crescere a livello internazionale iniettando capitale e competenze”.
Tutte le operazioni della società londinese (“La Brexit non cambia i nostri piani, dato che la City resta strategica per intercettare investitori interessati a operazioni su aziende italiane”, precisa Mongillo) rientrano nella categoria classificata nel mercato private equity come management buyout, quelle cioè che prevedono il reinvestimento da parte delle aziende acquisite. “Si tratta di una scelta dettata dal desiderio di non spossessare l’azienda: scegliamo imprenditori validi e vogliamo condividere con loro il percorso di crescita” conclude.
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Source
Affari e Finanza - La Repubblica
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