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EOS IM Group illustra le operazioni finalizzate di recente, le nuove soluzioni in programma e le strategie che caratterizzano il proprio approccio al private equity di Stefano Francescato

"“Guardiamo ai campioni italiani che occupano posizioni da leader a livello internazionale. Sostenibilità e innovazione. Sono questi, ormai, i due driver principali che traineranno gli investimenti nei prossimi anni”. Gianni Galasso, Senior Partner, EOS Investment Management Group, Private Equity strategy, sottolinea a MondoInvestor come l’attenzione agli effetti del cambiamento climatico e la componente tecnologica e digitale siano elementi imprescindibili sia delle politiche governative sia della crescita del business delle imprese, anche in virtù del fatto che sono gli stessi investitori e consumatori che pretendono dalle aziende strade alternative a quelle consuete e ordinarie. E in questa direzione, le competenze e l’approccio imprenditoriale sono due armi fondamentali.
“EOS Investment Management Group è nato nel 2014 come gestore specializzato in alternative asset. E da sempre vocato alla sostenibilità, con due strategie d’investimento prevalenti: Mid-Market Private Equity e Clean Energy. Con un focus iniziale in green energy e successiva espansione al segmento del private equity, EOS IM Group ha l’obiettivo di mobilitare capitale privato nella transizione dell’economia reale verso nuovi e più elevati livelli di sostenibilità, con imprenditorialità e innovazione quali fattori abilitanti chiave. Al gigantismo delle masse in gestione preferiamo un approccio tailor made e molto specializzato”, spiega Galasso, che poi prosegue: “Siamo una boutique che sta lanciando il quarto fondo: ne abbiamo due di prima generazione e altrettanti di seconda e, complessivamente, gestiamo attivi per oltre 350 milioni di euro. Inoltre, siamo dotati di una struttura molto managerializzata con team d’investimento dedicati alle due strategie e con ampio track record, può contare su un’ampia infrastruttura operativa, avendo internalizzato diverse funzioni chiave (sustainability, finance, operations, risk and control).

Innanzitutto, nel dettaglio, qual è il vostro target e settore di riferimento?
Siamo focalizzati su leader in nicchie caratterizzate da elevata specializzazione, ma allo stesso tempo caratterizzate da interessanti opportunità di crescita dettate dallo sviluppo internazionale, dalla spinta verso una maggiore sostenibilità del business model e dalla introduzione di elementi di innovazione sia nel modello di business che nei processi. Ecco perché guardiamo soprattutto a promettenti aziende italiane che occupano o hanno il potenziale per occupare posizioni da leader a livello internazionale: quelle piccole multinazionali che si contraddistinguono per le capacità tecniche e tecnologiche, ma anche e soprattutto per la customizzazione delle proprie soluzioni. Non è quindi un caso se i nostri settori di riferimento sono proprio quelli di eccellenza delle PMI italiane: Manufacturing specializzato, Servizi al business, Prodotti consumer/ made in Italy ed Healthcare.

Cosa vi contraddistingue dagli altri vostri competitor presenti sul mercato?
Partendo dal presupposto che, ormai, si fa presto a dire “investire sostenibile”, noi ci differenziamo perché affianchiamo l’azienda e, quindi, l’imprenditore, nel processo di transizione. Per noi la parola chiave è competenze. Anche perché il nostro è un gruppo indipendente a vocazione imprenditoriale che combina un orientamento alla creazione di valore di matrice industriale, fortemente adatto al tessuto italiano, con un approccio hands on nell’indirizzo e gestione delle società in portafoglio, e un focus particolare sulla transizione dell’economia reale verso i nuovi paradigmi della sostenibilità e del l’economia circolare, con imprenditorialità e innovazione quali fattori abilitanti chiave.

Ci sono altri settori in cui siete attivi, oltre al private equity?
Siamo anche attivi nel segmento delle infrastrutture energetiche. E siamo orgogliosi di poterci annoverare tra i precursori in Italia, e tra i primi in Europa, nello sviluppo, costruzione e gestione di impianti di energia da fonti rinnovabili senza ricorso a incentivi pubblici. Essendo focalizzati, in particolare, in ambito greenfield, siamo attori principali della transizione energetica in Italia, contribuendo a rafforzare la capacità di produrre nuova energia verde, senza drenare risorse pubbliche che possono essere liberate per altri ambiti di intervento a impatto ambientale.

Volendo un po’ tirare le fila di quanto successo negli ultimi mesi, qual è secondo voi l’impatto che sta avendo il Covid19 sul private equity? Avete osservato degli effetti rilevanti?
Oltre ad aver comportato danni misurabili in molti settori, il Covid19 ha portato a una generale necessità di rafforzare molti processi, in particolare quelli relativi all’area “Health & Safety”. Crediamo tuttavia che l’effetto più rilevante sia la rivisitazione dei business model, spesso accelerando e anticipando evoluzioni precedentemente raggiunte e ritenute necessarie. Basti pensare alle soluzioni “remote” che dal semplice “remote working” ora passano alla “remotizzazione” di interi processi produttivi, piuttosto che le interazioni con la supply chain o la virtualizzazione dei processi di interazioni con la clientela, non solo consumer ma anche business.

Il PNRR però può essere una grande chance, no?
È una grande opportunità, ma da solo non basta. Noi vogliamo affiancare l’imprenditore che ha preso coscienza della trasformazione in atto, accompagnandolo in un processo di transizione. Inoltre, anche se la visione internazionale è fondamentale per leggere i trend in anticipo, non bisogna dimenticare l’importanza della presenza locale. Soprattutto in un mercato, come quello italiano, costituito da tantissime piccole realtà, spesso familiari. Per questa ragione, oltre ai nostriuffici internazionali (a Londra e Lussemburgo), abbiamo affiancato anche la sede di Milano, con dei team fortemente radicati sul territorio. Il nostro ruolo di investitori e partner dell’impresa certamente facilita nel dare disciplina, finanziaria e tecnica, per cogliere al meglio le opportunità offerte dalle misure pubbliche previste nel Piano, con particolare riferimento a quelle legate alla transizione ecologica e alla digitalizzazione.

Guardando al 2022, quali sono secondo voi i settori da tenere sott’occhio?
Nel 2022 i settori di interesse non sono cambiati. Tuttavia, si stanno aggiungendo, all’interno dei settori target, segmenti le cui crescite sono spinte o accelerate dalla ricerca di soluzioni più compatibili con un corretto uso delle risorse, dell’energia e soprattutto una riduzione del carbon footprint. Sicuramente, la nostra visuale non è solo settoriale, ma è indirizzata a quelle aziende che meglio di altre hanno o avranno la capacità di evolvere verso business model caratterizzati da maggiore sostenibilità, circolarità e innovazione e, da ultimo, costruire e mantenere solidi vantaggi competitivi.

Infine, avete in programma il lancio di nuove soluzioni?
A breve saremo sul mercato per il lancio del secondo fondo di private equity: EOS PE Next Evolution Fund II, pensato per sostenere le aziende italiane nel processo di transizione. Abbiamo lavorato gli ultimi due anni a preparare il nostro secondo fondo che sarà fortemente orientato a intercettare e valorizzare quelle realtà che, oltre all’obiettivo della crescita dimensionale e della internazionalizzazione, condivideranno con noi l’importanza di rendere la propria attività, i modelli di business, i propri processi aziendali e, in ultima istanza, la propria “cultura aziendale”, più sostenibile e orientata all’innovazione tecnologica. Ormai è indispensabile, fin da subito, concentrarsi su quelli che, a nostro avviso, sono i fattori di successo sui quali si giocherà la partita del futuro: una forte attenzione a elementi ESG, la trasformazione digitale e l’accesso a nuove tecnologie come leva di vantaggio competitivo, nonché formazione e acquisizione di capitale umano in grado di capire e governare queste transizioni.

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