Fondi, Etf, bond: tutti gli strumenti e le strategie alternative a disposizione per investire green
Quasi il 50% dell’energia prodotta in Italia potrebbe arrivare da fonti rinnovabili entro il 2030, secondo le proiezioni di Anie, l’Associazione di categoria dei produttori di rinnovabili e dei costruttori di impianti e componenti. A dare impulso dovrebbe essere la nuova Strategia energetica nazionale (Sen), che il 10 maggio è stata presentata alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera e ipotizza la possibilità di uscita dal carbone tra il 2025 e il 2030. Non senza ingenti costi: sia per le nuove infrastrutture e centrali, sia per gli indennizzi ai proprietari di centrali non ancora ammortizzate. Il trend italiano è segnato e si inserisce in uno più ampio a livello europeo. Come può diventare un’opportunità anche per gli investitori. Le opportunità a livello globale sono moltissime: fondi, età, green bond (vedi scheda) e titoli delle quotate a vario titolo conivolte nell’onda green (vedi intervista).
“Il settore dell’energia per un investitore si presenta molto frastagliato e non facile”, rileva a Plus24 Salvatore Graziano, direttore investimenti di SoldiExpert Scf, “e la dimostrazione evidente è che da inizio anno, mentre uno degli indici più rappresentativi del settore (Msci World Energy) perde quasi il 10%, ci sono alcuni comparti che stanno performando decisamente bene come quelle delle energie rinnovabili, in positivo di oltre il 12%. L’indice World Alternative Energy replica le 20 più grandi società del settore globale delle energie alternative, cioé le società che realizzano la maggior parte dei loro profitto dalle energie rinnovabili (per esempio solare, eolica, idrica) o dall’efficienza energetica. L’Etf Lyxor Ucits New Energy ne replica fedelmente l’andamento”.
Fra gli obiettivi nella road map della Strategia energetica nazionale si parla proprio di riduzione delle emissioni atmosferiche e un più ampio ricorso alle rinnovabili e all’utilizzo del gas. “Come approccio nei portafogli dei nostri clienti”, continua Graziano, “sposiamo all’analisi fondamentale quella dei trend privilegiando i comparti più forti. Per questa ragione in questi mesi abbiamo privilegiato in questo settore alcune storie come sul mercato italiano soprattutto Enel (+11,5% da inizio anno), A2A (+21,4%) e Falck Renewables (+28,7%). Più in generale nel settore delle fonti energetiche alternative e della riduzione delle emissioni dei gas serra fra i fondi d’investimento consigliati nei nostri portafogli c’è soprattutto Nordea Global Climate and Environment Fund (+32% nell’ultimo anno) che consideriamo fra i migliori fondi della categoria”.
Tra i fondi, un altro prodotto a cui guardare è senza dubbio quello pioniere di Pictet sulle Clean Energy. “Perseguiamo la crescita del capitale investendo almeno due terzi del patrimonio in azioni di società di tutto il mondo che beneficiano del passaggio a energie di minore emissione di carbonio o che vi contribuiscono”, spiega il gestore Luciano Diana. “Il comprato privilegia le società operanti nei settori delle risorse e delle infrastrutture a basso impatto ambientale, degli impianti e delle tecnologie che consentono di ridurre emissioni di carbonio, della generazione, trasmissione e distribuzione energia più pulita e dell’efficienza energetica”. Il 53% del portafoglio investe negli Usa con nomi tra le top holding come Valeo, Infineon, Delphi automotive.
Poi ci sono gli Etf. Per esempio quello di Ishares (Inrg Im) che, replicando l’indice S&P Global Clean Energy, offre esposizione alle 30 società maggiormente impegnate nel business dell’energia pulita (Ishares Global Clean Energy). In ambito obbligazionario è possibile investire, invece, nell’Etf Lyxor Green bond che mira a replicare l’indice Solactive Green Bond, un paniere che è stato creato considerando l’andamento delle obbligazioni che hanno ricevuto la certificazione della Climate Bonds Initiative (Cbi).
Ancora, tra le soluzioni di investimento sul mercato c’è quella alternativa proposta da Eos Investment Management, con focus sull’Italia. “La riduzione della bolletta energetica per le imprese e il 27% di consumi elettrici green rappresentano un volano per promuovere innovazione tecnologica e condizioni economiche più attrattive per investitori internazionali che vorrebbero investire in Italia”, sostiene Ciro Mongillo, Ceo e Founding Partner di Eos Investment Management. “Per esempio, le energie rinnovabili, l’introduzione di contratti a lungo termine e il repowering degli impianti esistenti garantirebbero la sostenibilità degli investimenti sul lungo periodo e con rischi minori. L’efficienza energetica, l’introduzione del Fondo di garanzia e la revisione delle detrazioni fiscali, avvicinano poi il sistema Paese agli invetitori e aprono opportunità di investimento a cui Eos Im sta già guardando con interesse”.